La Manovra 2025 contiene tantissime novità sulla riforma pensioni: proroga Ape Sociale, Opzione donna, Trattamento di fine rapporto ecc.
La novità più rilevante riguarda la rivalutazione delle pensioni, e la flessibilità in uscita a partire dalla proroga dell’APE Sociale nel 2025.
Sulle pensioni minime c’è ancora tanta confusione, l’unica cosa certa è la maggiorazione già prevista lo scorso anno, ma si studia un probabile incremento.
Riforma pensioni: incentivi per ritardare il pensionamento
Il ministro dell’Economia Giorgetti ha precisato che nel 2025 la rivalutazione sarà piena e il meccanismo di sterilizzazione non è più in essere. Pertanto le aliquote previste dalla legge 388/2000, dovrebbero tornare ad essere applicabili. Ci sono tre fasce di rivalutazione: al 100% fino a tre volte il minimo; 90% fra quattro e cinque volte; 75% per gli assegni superiore a cinque volte al minimo.
Inoltre, la Manovra 2025 prevede un sistema incentivante per chi decide di rimanere al lavoro anche dopo l’età pensionabile, con due diverse soluzioni:
a) la prima riguarda i dipendenti pubblici che possono chiedere il trattenimento di servizio (ma a determinate condizioni);
b) la seconda riguarda il bonus Maroni e riguarda i dipendenti del settore privato, consentendo di versare in busta paga i contributi a carico del lavoratore che ha l’età pensionabile e rimangono a lavoro.
Previsto anche una nuova modalità per il Trattamento di Fine Rapporto con il nuovo “assenso” di destinazione nei fondi di previdenza complementare. La convenienza è maggiore nel lungo periodo. Questo è il primo passo verso una riforma più ampia della pensione integrativa.
Prorogata la pensione APE sociale che consente l’accesso a 63 anni e 5 mesi di età con un requisito di 30 anni o 36 anni a seconda della categoria di tutela (disoccupati; caregiver; disabili con una percentuale invalidante del 74%; addetti alle mansioni gravose).
Prorogata anche l’Opzione donna che prevede l’uscita a 61 anni di età e 35 anni di contributi maturati al 31 dicembre 2024. Inoltre, prevede uno sconto contributivo di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni. Questa misura prevede l’accesso solo se le lavoratrici si trovano in una di queste tutele: disoccupate, caregiver; disabili almeno al 74%. L’Opzione donna è calcolata interamente con il sistema contributivo ed è per questo motivo che può risultare penalizzante.
Infine, la Quota 103 che permette l’accesso con 62 anni di età e 41 anni di contributi, i requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre 2025. Questa misura è penalizzante in quanto è calcolata con il sistema contributivo e l’assegno pensione non può superare un importo pari a 4 volte il trattamento minimo INPS, fino all’età pensionabile richiesta per la pensione di vecchiaia.