Visto l’attuale allarme climatico, entro il 2030 l’energia mondiale sarà rinnovabile, ma qualcosa potrebbe ostacolare questo traguardo.
Nel periodo storico che stiamo vivendo, l’energia rinnovabile è un tema molto discusso da tutti, nonché prioritario. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), senza interventi decisivi, il Pianeta potrebbe subire un aumento delle temperature di 2,4°C entro la fine del secolo.
Come precisato dalla stessa, per mantenere il pianeta sotto il limite di 1,5°C di aumento della temperatura, è necessario raddoppiare gli investimenti in tecnologie pulite, reti elettriche e sistemi di accumulo di energia. Ed è qui che solare, eolica, idroelettrica e altre fonti pulite stanno prendendo sempre più terreno, grazie ad investimenti che continuano a crescere in tutto il mondo.
Secondo il World Energy Outlook 2024 dell’IEA, entro il 2030 oltre la metà dell’energia mondiale sarà generata da fonti rinnovabili. Un cambiamento, questo, che promette di trasformare radicalmente il panorama energetico globale. Si tratta di una previsione ambiziosa e al contempo realizzabile, se non fosse per diverse condizioni avverse che stanno letteralmente mettendo a dura prova il lavoro svolto. Se la situazione non cambia, sarà complesso evitare un ipotetico surriscaldamento globale.
Nonostante le speranze per un futuro energetico rinnovabile, ci sono ostacoli da non sottovalutare. Uno dei principali è la crescente domanda di energia, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Con il miglioramento dei redditi, il consumo di elettricità aumenta, e l’aria condizionata è uno dei crucci maggiori. Si prevede che l’uso di questa tecnologia aumenterà del 280% entro il 2050, arrivando a rappresentare il 14% della domanda totale di energia negli edifici. Questo potrebbe mettere sotto pressione le reti elettriche, con il rischio di blackout.
Come se questo non fosse già abbastanza, le tensioni geopolitiche rendono la situazione ancora più complicata. I conflitti internazionali e le divisioni politiche minacciano la cooperazione necessaria per affrontare la crisi climatica. Negli ultimi anni, quasi 200 misure protezionistiche sono state adottate, principalmente in risposta alla crescente influenza della Cina nella produzione di tecnologie energetiche.
Questo non solo frena l’innovazione, ma crea anche incertezze per la sicurezza energetica, soprattutto per quei Paesi che dipendono dalle importazioni di combustibili fossili e tecnologie avanzate.
Il problema, però, deve essere affrontato e nel minor tempo possibile. La sfida, ad oggi, è trovare soluzioni che bilancino la crescente domanda con la necessità di una transizione energetica rapida e senza intoppi del caso. Si tratta di un compito complesso, ma fondamentale per il nostro futuro.
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