Grazie allo smartphone sarà presto possibile una diagnosi precoce dell’Alzheimer, che solo in Italia colpisce più di un milione di persone.
La diagnosi precoce è fondamentale nel trattamento dell’Alzheimer: è l’unica arma concreta in mano alla scienza medica per poter arginare questa grave malattia neurodegenerativa che colpisce il cervello. Con una diagnosi precoce è infatti possibile avviare trattamenti più efficaci e di pianificare meglio la gestione del declino progressivo delle funzioni cognitive.
Finora la diagnosi è stata resa in parte possibile dal neuroimaging, ovvero dalla risonanza magnetica e la tomografia a emissione di positroni, col fine di rilevare per tempo accumuli di beta-amiloide e gomitoli neurofibrillari nel cervello. Si procede anche con il doloroso test del liquido cerebrospinale o con i classici test cognitivi.
Per avviare queste indagini bisogna però avere già un sospetto riguardo alla comparsa della malattia. E ciò significa che la diagnosi non può essere, per forza di così, mai troppo precoce e quindi utile ad arginare o rallentare l’insorgenza della neurodegenerazione. Anche perché, è bene ricordarlo, non esiste una vera cura per questa malattia. Si sono soltanto trattamenti che possono alleviare i sintomi e rallentarne la progressione, comunque utilissimi per migliorare la qualità della vita non solo dei pazienti ma anche dei loro caregiver.
Un recente studio ha però dimostrato come gli smartphone potrebbero presto essere utilizzati per la diagnosi precoce dell’Alzheimer. Tale intuizione la si deve ai ricercatori del DZNE e dell’Università Otto von Guericke di Magdeburgo, in Germania. Il team ha infatti scoperto che i dati mobili registrati tramite smartphone possono identificare le persone a maggior rischio di demenza.
I ricercatori hanno chiesto a dei volontari di utilizzare uno smartphone dotato di un’applicazione speciale: un gioco. Lo scopo diretto del giochino era quello di completare una specie di caccia al tesoro. I dati raccolti hanno permesso di identificare schemi di movimento che indicano un maggiore rischio di demenza. E ciò soprattutto nei soggetti con deterioramento cognitivo soggettivo (SCI). Ovvero una condizione che la medicina riconosce come uno dei principali fattori di rischio per la demenza.
Un simile approccio potrebbe quindi aiutare a diagnosticare l’Alzheimer in una fase precoce, cioè allorquando i sintomi sono ancora lievi e dunque trattabili in modo più efficace. Tutti usano ormai uno smartphone, e tutti potrebbero scaricare il giochino in grado di valutare il rischio di insorgenza di Alzheimer.
Gli smartphone permettono di raccogliere dati in tempo reale, fornendo una visione continua della salute cognitiva. Gli algoritmi possono incrociare e lavorare una quantità enorme di dati e raggiungere risultati più che interessanti. La speranza è che quindi quest’idea possa essere meglio sviluppata per poter garantire la diagnosi precoce dell’Alzheimer in tantissime persone, migliorando così le possibilità di trattamento e gestione della malattia.
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