Sei disoccupato e ricevi la Naspi? Vediamo quanto riceverai di pensione al termine dell’indennità di disoccupazione.
Restare disoccupati è sempre un problema ma restarlo quando si è prossimi alla pensione ma non si ha ancora l’età pensionabile può essere un vero e proprio dramma. Infatti rimettersi in gioco a 35 anni o a 40 è una cosa, dopo i 60 tutto diventa più complicato. I dipendenti che hanno perso il lavoro non per loro volontà possono beneficiare della Naspi: un’indennità di disoccupazione che può durare fino ad un massimo di due anni.
Molti temono che i periodi di disoccupazione abbiano un impatto negativo sulla pensione futura. In realtà non è così. Durante i periodi di Naspi, infatti, al lavoratore – anche se ormai disoccupato – vengono accreditati i contributi figurativi i quali contribuiranno a maturare il diritto per l’accesso alla pensione e incideranno anche sull’importo dell’assegno Inps che il soggetto andrà poi a ricevere.
I contributi figurativi, tuttavia, hanno un valore un po’ più basso rispetto ai contributi effettivi: contribuiranno ad aumentare l’importo della tua pensione ma in misura minore. In termini di importo, quindi, alla fine del periodo di disoccupazione, a quanto ammonterà l’assegno mensile Inps di una persona?
Pensione dopo la Naspi: ecco quanto riceverai
La Naspi, come anticipato nel paragrafo precedente, è l’indennità di disoccupazione che spetta ai lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro non per loro volontà. Può durare fino ad un massimo di due anni e, in alcuni casi, dopo la Naspi si può accedere direttamente alla pensione. Ma in che modo questa indennità influirà sull’importo dell’assegno Inps?
Come spiegato sopra, durante il periodo di disoccupazione indennizzata al lavoratore verranno versati contributi figurativi. In alcuni casi dopo la Naspi si può accedere direttamente alla pensione. Esistono misure appositamente studiate per aiutare i disoccupati come Quota 41 e Ape sociale.
Ma anche in altre situazioni, dopo la Naspi, si può direttamente andare in pensione senza più tornare a lavorare. E’ questo, ad esempio, il caso di una persona che, tra anni di lavoro e periodo di Naspi, ha raggiunto la soglia contributiva necessaria per l’accesso alla pensione di vecchiaia o per l’accesso alla pensione anticipata ordinaria.
Per la pensione anticipata ordinaria non è richiesto alcun requisito anagrafico: basta aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Poniamo, dunque, il caso di una donna che, nel 2025 terminerà il periodo di Naspi e, contemporaneamente, perfezionerà il requisito contributivo per la pensione anticipata ordinaria avendo iniziato a versare i contributi all’inizio degli anni ’80.
A quanto ammonterà il suo assegno? Se tale persona, poniamo il caso, avesse goduto durante gli anni di lavoro di uno stipendio lordo mensile di 2800 euro, la sua pensione – calcolata con il sistema misto in questo caso perché tale lavoratrice avrebbe anche contributi antecedenti al 1996 – ammonterà a circa 1500 euro netti al mese.