L’Italia è alle prese con una stagione influenzale particolarmente intensa, caratterizzata dalla diffusione del virus H3N2, noto anche come “influenza australiana”. Ma questo nuovo virus può avere effetti importanti sul cervello.
I primi segnali di allarme sono arrivati a ottobre, con il ricovero di un uomo di 76 anni a Genova, che presentava sintomi gravi e un quadro clinico preoccupante. L’infettivologo Matteo Bassetti ha lanciato l’allarme, sottolineando come questo ceppo virale sia in grado di colpire non solo le vie respiratorie, ma anche il sistema nervoso centrale, causando sintomi neurologici importanti.
Il virus H3N2 si distingue per la sua capacità di eludere le difese immunitarie e di provocare complicazioni più severe rispetto ad altri ceppi influenzali. Tra i sintomi più comuni, oltre ai classici febbre, tosse e mal di gola, si segnalano anche la perdita dell’olfatto e del gusto, un sintomo che era già stato osservato durante la pandemia di Covid-19. La presenza di questi sintomi neurologici sottolinea la gravità della situazione e la necessità di prestare particolare attenzione a questa nuova ondata influenzale.
Di fronte a questa minaccia, gli esperti invitano la popolazione a vaccinarsi contro l’influenza. Il vaccino rappresenta infatti lo strumento più efficace per prevenire la malattia e le sue complicanze, soprattutto nelle persone più fragili. Inoltre, è fondamentale adottare semplici misure igieniche, come lavarsi spesso le mani, coprirsi la bocca quando si tossisce o starnutisce e evitare luoghi affollati, soprattutto nei periodi di picco dell’influenza.
Gli effetti sul cervello della nuova influenza australiana
L’influenza H3N2, oltre ai più noti sintomi come febbre, tosse e mal di gola, ha destato preoccupazione per la sua capacità di colpire anche il nostro cervello. Sebbene non tutti coloro che contraggono questo virus sviluppino complicazioni neurologiche, la letteratura scientifica e i casi clinici segnalati ci mostrano come l’H3N2 possa, in alcuni casi, causare danni significativi al sistema nervoso centrale.
Come è possibile che un semplice virus influenzale possa raggiungere il nostro cervello? Esistono diverse teorie. Una delle più accreditate suggerisce che il virus, una volta penetrato nell’organismo, possa viaggiare attraverso il flusso sanguigno e raggiungere direttamente il cervello. Un’altra ipotesi riguarda i nervi olfattivi: il virus potrebbe risalire lungo questi nervi, penetrando nel cervello attraverso la lamina cribrosa, una struttura ossea che separa la cavità nasale dal cranio.
Una volta nel cervello, può scatenare una risposta infiammatoria intensa, danneggiando le cellule cerebrali e provocando una serie di sintomi neurologici. Tra le complicazioni più gravi troviamo l’encefalite, un’infiammazione del cervello che può causare febbre alta, mal di testa intenso, rigidità nucale, convulsioni e alterazioni dello stato di coscienza. Anche la meningite, un’infiammazione delle meningi, le membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale, può essere una conseguenza dell’infezione da H3N2.
È importante sottolineare che, sebbene i casi di encefalite e meningite associate all’H3N2 siano relativamente rari, è fondamentale prestare attenzione ai sintomi e consultare immediatamente un medico in caso di allarme. I sintomi neurologici possono manifestarsi in modo subdolo e peggiorare rapidamente, quindi è essenziale intervenire tempestivamente per evitare conseguenze gravi.
I soggetti più predisposti
Gli anziani e i bambini
Con le loro difese immunitarie naturalmente meno reattive, sono tra i più esposti. Il loro corpo, con il passare degli anni, diventa meno efficiente nel combattere le infezioni. Allo stesso modo, i bambini molto piccoli, il cui sistema immunitario è ancora in via di sviluppo, sono particolarmente vulnerabili. Il loro organismo, non abituato a contrastare una così vasta gamma di patogeni, può reagire in modo più intenso all’influenza.
Le donne in gravidanza
Durante la gestazione, il sistema immunitario della donna subisce modifiche per proteggere il feto, ma allo stesso tempo diventa più vulnerabile ad alcune infezioni, tra cui l’influenza. Le complicanze possono mettere a rischio sia la madre che il bambino.
Chi soffre di malattie croniche (diabete, le malattie cardiache o le patologie polmonari)
Queste condizioni preesistenti possono indebolire ulteriormente l’organismo e rendere più difficile la guarigione dall’influenza. Lo stesso vale per le persone con il sistema immunitario compromesso, come coloro che sono sottoposti a chemioterapia o che hanno malattie come l’HIV.
Operatori sanitari
Costantemente a contatto con persone malate e quindi più esposti al contagio. Anche chi vive in comunità, come case di cura o ospedali, è più vulnerabile a causa della maggiore concentrazione di persone e della facilità con cui i virus possono diffondersi.
Il caso dell’uomo che non riconosceva più sua moglie dunque, ha aperto un’ampia gamma di dubbi e domande, alle quali i professionisti del settore cercano di dare una risposta nel più breve tempo possibile.